Il primo XTerra non si scorda mai

Il primo XTerra non si scorda mai

L’idea

15 Giugno: vado a nuotare e pensando all’uscita in mountain bike di pochi giorni prima mi viene in mente l’Xterra conosciuto come nome da diversi anni e sembrato sempre irraggiungibile: un (IL) triathlon offroad, ovvero quella disciplina che unisce le mie due discipline preferite (mtb e trail running) al nuoto, nuova disciplina praticata per gestire una schiena tutto fuorchè perfetta.

Mi collego a internet e scopro che ci sarà una prima edizione a Varigotti, e che il tracciato mtb sarà sul tracciato della 24h di Finale Ligure e che esisterà una versione LITE con chilometraggio ridotto.  Mi sale la scimmia…

16 Giugno: lo dico a mia moglie per cercare di trovare qualcuno che mi blocchi… Lei mi dice che è alla mia portata e che potrei iscrivermi. La scimmia picchia duro nella mia testa…

17 Giugno: torno da lavoro, mia moglie mi chiede se mi sono iscritto. Le dico di no. Mi risponde “se non lo fai tu ti iscrivo io”.

18 Giugno: è ufficiale. Ora si inizia a ballare!!!

La preparazione

I figli sono piccoli e assorbono buona parte del mio tempo libero, non voglio sottrarre ore a loro, quindi inizio ad allenarmi la mattina presto prima di andare a lavoro.
Non sono solito allenarmi ma il triathlon mi spaventa 🙂
Passano i mesi e io riesco a mettere qualche chilometro nelle gambe (e nelle braccia), mi aumenta la fiducia e la scimmia 🙂
Gli amici cinghiali non sanno nulla, perchè per un piccolo problema so che a pochi giorni dalla gara potrei dover rinunciare. Non voglio dover poi dire di dover saltare una cosa del genere, mi girerebbero le balle.
Arrivano le ferie, riesco a fare qualche giorno al mare e provare il nuoto in acque libere. Ho un pò di timore e voglio provare a togliermeli prima.
Indosso la muta, entro in acqua…. Non mi tolgo i pensieri ma realizzo che in caso di panico basterà stare fermi e la muta mi salverà.

Arriva settembre e inizio a ragionare sul da farsi:

  1. Nuoto: ok, confermato il rischio panico da acqua libera e le capacità natatorie scarse… per il primo sport sono ok 🙂
  2. Mountain bike: il sentiero bene o male lo conosco (tranne la salita ma credo di immaginare), e la bici? Mi presenterò con una bella endurona da 160 sia all’anteriore che al posteriore, la bici migliore per tempi e salite… Per il secondo sport sono ok  🙂
  3. Trail running:  mi sono strappato da poco, i tempi non migliorano più, spesso piove  e la mattina ora faccio fatica a correre… Per il terzo sport sono ok 🙂

Mancano 15 giorni alla gara, mia moglie vorrebbe essere li con ma non riuscirà ad esserci. Non mi va di andare da solo. Per puro vado a pranzo con Alby e mi parla della sua voglia di provare a fare un triathlon, prendo la palla al balzo e lo invito a venire a vedere l’Xterra… Dicendogli che ci parteciperò!!!!

Alby accetta in circa 15 secondi, verrà con me!!!!

La gara

Venerdì: Si parte dopo il lavoro. Arriviamo per cena, nell’albergo ci sono degli atleti che parteciperanno alla gara. Io finisco la cena ammazzandomi con una torna alla panna e crema al cioccolato.

Usciamo e incontriamo Riccardo (organizzatore 24h di Finale) e andiamo al bar…..
Ore 22.30: maxi cialda di gelato.
Ore 23: in stanza a sparare cazzate.

Sabato: la tensione c’è ed è innegabile. Mi chiedo se sopravviverò al nuoto… Poi ci ragiono su mi chiedo semplicemente se sopravviverò
Una buona colazione poi si va verso Varigotti a finalizzare l’iscrizione e in spiaggia a studiare gli altri per capire come muovermi, preparare il materiale e fingere di non essere terrorizzato. Qualche incontro con il mio amico e compaesano Mattia (lui forte davvero nel triathlon) e con altri amici rivieraschi attendendo la partenza della gara Full.

Ore 11.15: parte la full!!! Dal molo osservo la partenza del nuoto. Loro faranno due giri con una uscita sulla spiaggia, io attendo questa uscita bardato
nella mia muta per entrare in acqua e scaldarmi un pochino (con l’acqua a 17 gradi…), l’ansia sale.

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Ecco che avviene il passaggio, saluto Alby e vado a bagnarmi. Lo ammetto, ho fatto pipì nella muta…

Ore 11.chisseloricorda: mi preparo per la partenza, chiacchiero con il mio vicino cercando di non fare notare la tensione, poi capiamo tutti e due che l’altro è alla prima esperienza e ci confessiamo quanto siamo agitati. E per assurdo la cosa mi rilassa.

Sento il via, si parte

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Siamo una cinquantina, prendo circa 48 calci in faccia… Mi piace pensare che siano di sole 24 persone e capisco perchè la chiamano la tonnara 🙂
Sento subito una forte agitazione, la sensazione che la muta mi opprima, voglio ritirarmi subito. Davvero lo sto pensando, ma poi ragiono e penso subito ad Alby che mi ha accompagnato, alle levatacce alla mattina presto per allenarmi, a mia moglie che vorrebbe essere li ma non ha potuto, alla mia testa che vole e deve essere più porte della mia ansia, allargo la muta per fare entrare un pò d’acqua, per avere la sensazione di fresco e di respiro, nuoto e cancello le brutte sensazioni

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Arrivo alla prima boa, si gira verso la seconda, arrivo alla seconda, si svolta, ok, adesso e solo un ritornare sulla terra ferma. Arrivo alla spiaggia, ce l’ho fatta, la prima parte, quella psicologicamente più dura è andata!

Arrivo all’area cambio, è il momento della mountain bike!

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Una salita a tratti impegnativa, per poi buttarsi nel percorso della “24”, ammetto che la cosa mi entusiasma e mi da un senso di appartenenza, mi sento a casa, il tracciato lo conosco e lo adoro, mi vola via, non me ne accorgo neanche e imbocco il sentiero per rientrare, dall’inizio alla fine col sorriso sulle labbra.

Torno in spiaggia, mi cambio le scarpette, mi sciacquo la faccia e parto dicendomi che ormai ci siamo, manca solo la parte della corsa.
Mi maledico da solo… Appena partito i muscoli delle mie gambe mi dicono che il “solo la parte della corsa” potevo risparmiarmelo, e l’inizio della salita mi ricorda che il finalese ti fa godere le discese, ma devi conquistartele con le salite! Anche nelle corse a piedi…

Passano metri, il sentiero svolta a sinistra, si apre un paesaggio fantastico e anche la stanchezza si fa sentire meno.
Sono felice, mi sento appagato. Poi i grandi dislivelli son finiti, ora vedo la fine 😀

Si corre ancora un pò, poi il sentiero punta verso il basso, alla fine mi sembra anche di aver corso meno di quanto avrei dovuto fare (anche se i miei muscoli dicono il contrario), arrivo sull’asfalto, entro nella piazzetta del bellissimo abitato di Varigotti e raccolgo il tifo del pubblico presente (che bello sentire le persone che incitano tutti, nonostante io di sicuro sia tutto tranne uno dei primi) prima di entrare in spiaggia. Ultimi metri sulla sabbia e via sotto l’arco!

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Ho finito il mio primo Xterra! Dura pensare sia l’ultimo…

Ho scoperto un mondo nuovo, che non mi appartiene al 100% ma nel quale mi piacerà entrare di tanto in tanto. Sicuramente questa gara nello specifico mi rivedrà l’anno prossimo. E credo proprio che non sarò solo vedendo la scimmia che si è seduta sulla spalla di Alby (e non solo su di lui mi sa…).

E’ stato bello prepararlo ed è stato bello finirlo. Tre discipline che mi piacciono, su sterrato e in ambiente naturale. Il sogno di un cinghiale.

Concludo ringraziando Alby per la presenza e Cristina (mia moglie) per la pazienza: il mio triathlon preferito rimarranno sempre lei e i miei due figli!

PS: il triathlon è troppo poco wildpigs come mentalità? Dipende da come lo si vuole prendere (nonostante l’agitazione), e per intenderci, quella che segue è la prima foto di quella fantastica giornata…

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