[SENSAZIONI] Quest’anno ho corso due Sellaronda Hero!

[SENSAZIONI] Quest’anno ho corso due Sellaronda Hero!

Buongiorno amici cinghiali!

Aduna settimana dalla Sellaronda Hero, evento a cui abbiamo partecipato ma per il quale, come già detto, non eravamo pronti, mi trovo a parlarne ancora.

No, non vi racconterò il tracciato, e come si è svolta la gara. Non vi allegherò neanche la traccia dato che il gps dopo 43 km è impazzito e ha iniziato a segnarne meno o a non segnarne più …

Vi racconterò perchè ho corso due gare.

Si perchè alla fine per me sono state due gare divise in 35 e 27 km. Ma andiamo con ordine…

Partiamo il venerdì e sono stanco morto. Periodo impegnativo sotto il punto di vista dello sforzo e dello stress (fisico e mentale), molto meno impegnativo a livello di allenamento: non c’è stato allenamento, solo uscite brevi in compagnia.

Il pomeriggio ritiro pettorali, merenda con strudel, bagno in piscina, partita e pasta al tonno. E la stanchezza si affievolisce ma non passa.

La notte non riesco a dormire bene, per quanto non sia competitivo prima di ogni evento sono agitato e quindi continuo a girarmi e rigirarmi dicendomi “speriamo solo di resistere tutto il tempo, son proprio stanco, non credo di avere le forze necessarie”

E così mi rovino la notte e il clima inizale dato che anche in griglia durante l’attesa ho questo chiodo fisso. Ho perfino gonfiato le gomme tubeless a tre (TRE!!!) atmosfere sperando di avere nei km iniziali, tutti di salita, una maggiore scorrevolezza.

Chiodo fisso a salire, gambe che rispondono bene ma tu che nella testa ti dici “non ce la farò, troppo impegnativa, magari meglio spingere. E non ti godi neanche la discesa perchè preso dalla tensione di non riuscire a concludere l’evento ti dimentichi di sgonfiare le gomme rimbalzando rigido su ogni granello di polvere.

Un disastro.

Arrivo ad Arabba, gambe che comunque stanno bene, molto meglio del previsto, ma nella mia testa mi dico che sento che le gambe iniziano ad affaticarsi e che non so se ce la farò.

Poi arriva Fabio e mi dice che “alla fine a metà siamo arrivati, non male, non sono neanche troppo stanco”  E ha tremendamente ragione, non sono neanche troppo stanco. ma sentire che siamo a metà e sentire le gambe che iniziano ad essere stanche mi stronca! Normalmente avrei fatto firma per arrivare a quel punto in quella condizione! invece sapere di essere stanco da prtima mi sronca. Ogni minima rampa mi sembra impraticabile, e considerando che stiamo arrivando alla salita del Pordo…

Fabio in discesa mi sembra un alieno (e io continuo ad avere le gomme durissime, bravo pirla) e in salita è imprendibile. Solo la sua calma e le sue parole mi da la forza e la voglia di proseguire (GRANDE FABIO!!!).

Da inizio gara ho fatto sempre tutte le salite con il cambio più agile a disposizione.

Poi succede la svolta.

Per fortuna o per sfiga arriviamo in un bellissimo single track sulla salita del Pordoi dove si uniscono la corsa lunga e la breve e… Si genera una coda allucinante. Estraggo dalla tasca il doping (si esatto, il doping: una busta di miele :)), mi metto in coda e penso.

Quarantatre minuti per  fare un chilometro, tempo buttato via, ma che a me è servito: le gambe si rilassano, le energie tornano, ma soprattutto mi dico che è un anno che aspetto questa gara, che alla fine sono qui solo per divertirmi e stare in compagnia, che se anche il giorno dopo le gambe fossero di legno non posso non godermi quei posti, le salite e le discese.

In poche parole torno cinghiale!

Sgonfio le gomme, e rimonto il sorriso sulle labbra.

Tutto di un tratto le discese diventano goderecce e inizio a tallonare Fabio, le salite non sono più del tutto impossibile e mi concedo di conservare qualche corona per i punti più ripidi, nei piani riesco a rilanciare e nel tecnico a guidare.

E’ iniziata la sceonda gara ed è davvero davvero più figa della prima.

Proseguono le salite, le discese e arriviamo al traguardo.

Siamo emozionati e soddisfatti. Un abbraccio tra di noi  e si telefona a Cri, Vale e mio papà, il nostro tifoso numero uno 🙂

Le gambe sono adesso tanche ma la mia testa di più. L’ho usata troppo ma mi è servita.

Ho vinto la sfida con me stesso e ho capito, in un contesto paradisiaco, che meno seghe mentali permettono di divertirsi di più, che forse ha ragione Nico quando dice che “la fatica non esiste”, che essere cinghiale vuol dire divertimento e gruppo  prima di tutto

Bella gara, bellissimi ricordi.