La mia 24h di Finale Ligure, in singlespeed

La mia 24h di Finale Ligure, in singlespeed

Amici cinghiali, ciao. Eccomi a raccontare cosa si prova, o almeno cosa ho provato io, a pedalare in singlespeed alla 24h di Finale Ligure. Figata pazzesca. Dopo parecchi mesi passati in ss, ho deciso di presentarmi all’evento monorapportato, con il pensiero che “al massimo si spinge in qualche occasione”. Quest’anno poi ero onorato dai miei compagni wildpigs di effettuare il primo giro, corsa compresa.
Quindi allo sparo, via, si parte correndo, ma non troppo, e sparando con fucile finto a tutti gli assiepati dietro le bandelle e transenne del percorso. Ammazza se sono lunghi sti 500 m di corsa!
Prendo la bici al volo abbandonando cappello cowboy e fucile, e inizio a pedalare dando un bel “5” al mitico Danilo. Quindi giù verso il boschetto per la prima parte di gara. Essendo il primo giro, naturalmente si incontra un po’ di traffico, e nonostante mi sembri di poter anche osare di più nella pedalata, me ne sto tranquillo in gruppo finché questo, all’uscita dal boschetto, non si allunga e si riesce così a pedalare facilmente.
Naturalmente durante le prime pedalate non ho mai alzato gli occhi al cielo per scrutare il meteo in tempo reale. E infatti è il cielo che quasi d’improvviso ha abbassato gli occhi su di noi pedalatori, regalandoci un pomeriggio diverso, lontano dagli schemi, sicuramente da ricordare. Inizia il tratto in costa e la pioggia si fa sempre più fitta; passiamo lungo il piccolo sentiero e gli alberi ai lati con il cielo sempre scuro che si vede a malapena; proseguiamo fino a quando ricomincia il bosco. Qui mi fermo e tolgo gli occhiali perché non si vede assolutamente più nulla: non vedo solo l’ora di ripartire. E’ una sensazione stranissima perché il percorso è completamente allagato, un torrentello d’acqua ci indica la strada, neanche fossimo in Vietnam! Che spettacolo però sta 24h! Sto prendendo la lavata in bici più colossale della mia vita ma mi sto divertendo un sacco. Con l’acqua che sale dal percorso e quella che cade, ormai sono fradicio, e la camicia (Pensiero del lettore: ma come, la camicia per andare in mtb? – Risposta di Erby: certo, mi sono travestito da cowboy per il primo giro!) a scacchi è pesantissima e gelata al contatto con la pancia nuda. Ma ripeto: che spettacolo!
Finalmente cessa di piovere, ed almeno il tracciato di gara sarà perfetto per i prossimi giri. Era talmente esagerata l’emozione del primo giro in quelle condizioni che mi sono scordato di essere monorapportato! Anzi, in tratti in salita ci davo dentro e uno a uno passavo gli altri che salivan più piano. I love ss! Arriviamo al toboga e scatta la goduria (e una parte di cervello si spegne): grazie al cambio copertone dell’ultima ora, riesco a stare sempre in piedi nonostante molti altri (vero Fabietto?) vadano lunghi o a terra in alcuni punti, passando trionfalmente alle ultime paraboliche stupende con le curve di tifosi piene e in preda all’euforia totale (la 24h è anche, anzi soprattutto, questo!) Il primo fantastico giro purtroppo finisce e ora mi aspetta una bella doccia calda.
Secondo giro pre-serale, con le ombre della notte che si allungano sulle Manie e io pirla che mi sono portato una sola lampada da manubrio. Terzo giro notturno, che quando Alfredo mi ha svegliato sembrava un pugno nello stomaco. Ore 11.30 domenica mattina: ok, sono quasi stanco, ma perché non provare una cicciona, una fatbike in test presso lo stand raceware-pedal domain??? Quindi io e Andrea ci buttiamo lungo il sentiero del bosco (spettacolo ste ciccione, vanno dappertutto, e neanche male!) per poi risalire un poco e regalarci una goduria pura con un’incursione lungo le 4-5 parabole finali del toboga. E per l’ennesima volta: che spettacolo sta 24h!
Ah già, ma tra poco mi spetta l’ultimo giro! Si ma sono stanco! Ma vuoi andare a casa e mangiarti poi le mani per non averlo fatto? E poi devi andare per fare la foto come l’anno prima. Quindi parto. Per la cronaca, impiegherò soli 68 minuti per completare il giro, praticamente il doppio di un biker che vada forte. Si ma io ho fatto le foto, e salutato gli uomini della Protezione Civile!
E ora devo pagare da bere agli altri perché ho pedalato lo shit time!
Alla fine comunque un divertimento puro sta ss: certo, in alcuni punti ho spinto, in altri potevo fare di più, ma non volevo rompermi le gambe. Non hai cambi, sei solo tu e la tua bici, e devi portarla in alto senza fermarti, e se sei un po’ allenato ce la fai anche. Un rapporto completo che invito chiunque a provare: all’inizio sarà dura, ma col tempo non riuscirete a farne a meno. Forse con qualche dente in più dietro non sarei mai sceso dalla bici, forse, chissà. Ma tanto c’è l’anno prossimo per provarci!
PS: un ciao e un grazie a tutti quelli che hanno ammirato me stesso monorapportato durante il percorso.

PPS: un ciao a quel ragazzo monorapportato 27-17 che mi ha invitato agli italiani di ss a Verona, cui non ho chiesto il nome perché sono un pirla, che partiva a razzo e faceva il percorso in 40 minuti! Mitico!