24h di Cremona, la riflessione.

24h di Cremona, la riflessione.

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Questa è stata la mia decima partecipazione ad un 24h in solitaria, per il terzo anno consecutivo ho partecipato alla 24h di Cremona, mi è sempre piaciuta anche se definita un “piattone”, l’ho sempre trovata “fattibile” e divertente come prima prova dell’anno per testarsi, ritrovare gli amici e far fondo per la 24h di Finale Ligure.
Questo sport mi piace, l’isolamento che ti da una 24h in solitaria mi affascina, mi fa riflettere in me stesso e nel mio profondo, la fatica estrema che si prova tira fuori il meglio e il peggio di te stesso, fa risalire a galla vecchi ricordi, quelli più piacevoli e quelli meno, vedi anche i fantasmi (come dice il buon Steve), quelli a te più cari, ti scavi davvero dentro e rifletti, tutto questo mi stimola e mi affascina.
Poi c’è anche la soddisfazione, ovviamente quella personale, di aver compiuto un gesto sportivo al limite, il piacere di aver condiviso questa esperienza con le persone a te più care, con gli amici, a volte con volti sconosciuti che si incontrano lungo il tracciato con i quali si scambiano due battute e qualche sorriso. Ci sono i sapori, i profumi, gli odori della natura, la polvere, il fango, il profumo della notte, il sapore della rugiada all’alba, i colori del tramonto, il nero della notte e la luce del sorgere del sole, sono indescrivibili i sentimenti che si provano, per tutto questo si è sempre pronti ad affrontare una nuova avventura!

In tutto questo c’è anche un piccolo sacrificio da affrontare, se non vuoi distruggerti fisicamente e finire le 24h provato e stremato devi prepararti, non c’è la ricetta segreta, e per chi come me utilizza il fai da te e non mette neanche i sali nella borraccia esiste solo istinto e logica, sempre che di logica nell’endurance ce ne sia.

Non mi sono mai rivolto ad un preparatore, mai seguito tabelle, non faccio uso di integratori se non in casi estremi mettere due dita di gatorade in bottiglia nella borraccia per poi riempirla di acqua, giusto per non bere acqua al sapore di plastica per 24h che solitamente lascia la borraccia, non mi sono mai sentito ne definito un ciclista o un atleta, meno ancora un agonista, più passano gli anni e più questa convinzione cresce, partecipare mi piace, quello che viene dopo è tutto di guadagnato, a me basta e avanza! Non ho schemi di allenamento perché credo che ci siano già troppe regole da seguire nella vita quotidiana ed al solo pensiero si fare sport seguendo schemi mi da alla nausea, per me lo sport è libertà e quindi non mi devo sentirmi condizionato da nulla e da nessuno, ovviamente mi alleno in previsione degli obiettivi che mi pongo, altrimenti sarei un pazzo, ma raramente so cosa farò domani.

Mi sono dilungato sulla “prefazione” per mettere nero su bianco delle riflessioni fatte durante le sei ore pedalate alla 24h di Cremona, si sapeva da giorni che avrebbe piovuto, ormai è così da mesi…
Nelle ultime sei gare ben quattro sono state sotto la pioggia, ormai è una costante, gli anni passati facevi forse una gara all’anno bagnata, ora le cose si stanno ribaltando e non ci possiamo fare nulla se non prenderne atto. Perché mi sono presentato ugualmente alla partenza? A tutto c’è una spiegazione, perché quando passi l’inverno a prepararti, combattendo freddo, acqua, neve, vento e ghiaccio per mesi e mesi, hai anche voglia di prenderti qualche soddisfazione e non buttare tutto nel cesso, perché quando nelle ultime sei gare per quattro prendi acqua e non ti diverti avresti anche voglia di farlo, perché speri che fino all’ultimo quelle previsioni siano sbagliate e perché poi non vuoi che quella vocina ti dica che ti sei perso un’occasione.

Non voglio fare polemiche sull’organizzazione, non vorrei essere nei loro panni, e credo che alla fine si sentano frustrati ancora più di noi che corriamo, perché loro hanno solo una possibilità all’anno e quindi è facile giudicare quando ti trovi dall’altra parte, potevano fare meglio, certo che si, ma con il senno di poi si fa poca strada, siamo tutti grandi e vaccinati, sappiamo quali sono i rischi, quindi non si può gioire solo quando le cose vanno bene e dare la colpa agli altri quando vanno male, chi è causa del suo mal pianga se stesso, dice un vecchio detto!

Pioveva ormai dalle nove del mattino di sabato, alle due quando hanno dato il via il terreno era saturo e già al primo giro una vera e propria saponetta, c’era quasi del comico a vedere i testa coda quasi da fermi, i tuffi nel fango, non si riusciva neppure  a stare in piedi con la bici a fianco, sembrava di essere sul ghiaccio, al terzo, forse quarto giro, l’amico Paolo cade rovinosamente e si lussa la spalla destra… Poi Astrid, cinque punti di sutura al mento e due interni alla bocca, la gente si fa male e le bici si distruggono sotto i nostri occhi, non so quanti cambi e catene rotte ho visto in sei ore, senza esagerare credo più qui che in oltre quindici anni di gare, questo è poco ma sicuro.

Dopo tre ore di questo inferno sono stremato, il circuito a tratti è impraticabile, la bici peserà una ventina di chili e non c’è modo di togliere il fango ormai diventato colla, lo togli e dopo cinquanta metri sei di nuovo a capo, a tratti si spinge la bici a piedi, questo non ha più senso, mi dicono che la gara sarà sospesa alla sesta ora e allora tengo duro, ormai il danno è fatto e anche se con fatica e molto combattuto tengo duro e porterò a termine queste sei ore, poi si vedrà.
Chiudo alle otto di sera, dope ste benedette sei ore, il calvario, bagnato fradicio, irriconoscibile dalla marea di fango che ho addosso e dalla stanchezza, infreddolito mi faccio un’ora di coda per lavare la bici, sotto l’incessante e battente pioggia con i piedi a mollo in quattro dita d’acqua ad aspettare il mio turno (qui una critica all’organizzazione ci sta!). Mi lavo e mi ripulisco alla benemeglio da tutto quel fango, ripongo quelli che non sembrano più nemmeno vestiti in un sacco, infreddolito e tremolante mi metto gli abiti civili e mangio, affamato, un panino. Mi dicono che sono ottavo di categoria, che rimandano la decisione di riprendere la gara all’indomani alle otto del mattino, intanto sono le dieci di sera e continua incessantemente a piovere.
La bici è ridotta male, almeno ho avuto il buon senso di non usare quella nuova, le pastiglie sono a zero, credo avessero una decina di uscite, la catena e gli ingranaggi che già erano al limite ora sono da buttare, i cuscinetti dei vari ruotismi scricchiolano ripieni di sabbia, la sella è abrasa, le pulegge del cambio completamente erose e quasi sparite… Ho male alla zona lombare a forza di spingere sui pedali, come se avessi fatto sei ore di salita, 71 km percorsi in pianura, meno di 12 km orari, pura follia!
L’idea di dover passare la notte al freddo sotto la pioggia per dover attendere… che tornasse l’incubo?
No, dai, non scherziamo, a tutto c’è un limite, se gli organizzatori non si arrendo è giusto che lo faccia io, non ripeto il gesto stupido per ben due volte di sicuro, sbagliare è umano ma perseverare è diabolico!
Ho già vissuto questa esperienza l’anno scorso per più di una volta durante la 24h CUP, non dico che avesse un senso, ma almeno mi sono tolto la soddisfazione di concludere le 6 prove, portare a casa il titolo di “endurancer 2012” ed un 8° posto fra i solitari in una coppa nazionale, così, quando la gara è fine a se stessa per il puro piacere di farlo e per divertimento, perde ogni logica e ogni senso.
Non si può tutte le volte buttare nel cesso centinaia di euro in pezzi di bici e abbigliamento, se ti pagano e sei sponsorizzato, hai il supporto di chi ti lava la bici e magari te la rimette anche a posto è un conto, ma quando ti devi arrangiare da solo e fare i conti il giorno dopo con i danni provocati dalla totale assenza di logica fa davvero incazzare!

Carico tutto in macchina, mi fermo in un parcheggio dell’autogrill e mi appisolo per un’ora, la stanchezza è tanta, riprendo la strada verso casa dove mi attende la mia famiglia e un letto caldo.

Ringrazio il team Nuvolera per il supporto, un grazie davvero, un grazie speciale ad Ella e Luca per l’aiuto e la disponibilità che mettono sempre con il cuore, due grandi amici! Un saluto, al mitico “Riggi”, un augurio di pronta guarigione al buon Paolo.

Un ringraziamento al mio team, Christian Sport, con la speranza che il tempo migliori e iniziare a portare a casa anche qualche soddisfazione!

Alla prossima, stay tuned!

 

Manuel

http://manuel72.blogspot.it/