SuperEnduro : Intervista a Enrico Guala

SuperEnduro : Intervista a Enrico Guala

superenduro_logoEnrico non è di certo uno sconosciuto. Chiunque abbia visto anche solo un video di Superenduro o si sia recato presso l’arrivo delle gare l’avrà incrociato ma soprattutto sentito parlare in molte lingue.

E’ infatti lo speaker che dà la carica alla partenza e accoglie i bikers all’arrivo… ma non solo, è assieme a Franco Monchiero (che conosceremo nel prossimo articolo a lui dedicato) la mente e l’organizzatore del circuito SuperEnduro powered by Sram e della neonata SuperMountain !

Impossibile quindi non sapere chi sia e se anche fosse, oggi avrete modo di conoscerlo.

 

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Ciao Enrico e grazie per aver accettato l’invito Wildpigs. Come abbiamo detto, sei una figura chiave per il mondo Superenduro, un compito molto importante, come lo vivi?

Ciao ragazzi, grazie a voi per l’opportunità. Vivo il Superenduro come tutte le cose che faccio e che ho fatto nella vita, con grande entusiasmo e trasporto. Mi piace dare il 100% in quello che faccio, a volte anche oltre il limite “fisico” ma mi da grande gioia vedere che ci sono un sacco di persone che stanno bene e si divertono nel Superenduro. Quando Franco Monchiero mi disse per la prima volta “dobbiamo metterci ad organizzare gare di Enduro gli risposi che non avevo tempo (era vero), ma ora lo ringrazio per avere insistito, avermi convinto e farmi sempre vedere che cosa c’è “oltre”.

Il circuito Superenduro è, nel corso dell’anno, un grande tour che attraversa molte località. Che impegno richiede un’organizzazione così?

Sebbene possa sembrare retorica ti dico che ci vuole molto più di quello che uno possa immaginare. Ce lo hanno confermato in questi anni tanti organizzatori che hanno deciso di partire con il SE, magari dopo avere partecipato. Chiedi a loro che cosa ne pensano. Si tratta di un lavoro giornaliero, che “ruba” tempo a tutte le altre cose che si fanno in una normale giornata di lavoro. Ed alla famiglia.

Su quanti ‘man in black’ conta lo staff SuperEnduro e come mai vi chiamate così?

Lo staff al gran completo arriva a 14 persone tra i vari settori di competenza. Il nome arriva da qualche rider cha ha iniziato a chiamarci così perché la divisa è sempre stata nera.

Il periodo di stop invernale rimane comunque fervido e di grande preparazione del calendario?

Lascia stare, si lavora quasi più nella fase di allestimento del calendario che sotto evento. In realtà è un lavoro diverso, più di relazioni, e-mail e telefono, un sacco di riunioni per fare in modo di confezionare quanto di meglio riusciamo a fare. Poi all’annuncio del calendario si “scatenano” i commenti sulle scelte, spesso anche pesanti e fuori luogo. Ecco in questa fase mi piacerebbe potere fare vedere a tutti quello che è successo nel retro-palco dietro ad un elenco di date e località.

Qual’è la tua giornata tipo durante una gara? Trovi il tempo per pedalare le varie PS?

Difficilmente provo le PS del SE. Sono riuscito a godermi le Supermountain perché il sabato con le qualifiche ci sono momenti in cui non devo speakerare e quindi riesco a fare qualche giro sul percorso. Le speciali le vedo quasi sempre nei mesi precedenti la gara. E compito di Franco curare l’aspetto tecnico e del percorso. La mia giornata tipo varia da gara a gara, mi occupo i fase di allestimento dell’area paddock ed expo e delle PR con i media nazionali ed internazionali, spesso seguo i rider internazionali a cui cerchiamo di dare un buon livello di ospitalità. Riteniamo infatti che sia una componente molto importante per tutti i territori che vogliono sviluppare il turismo in MTB essere accoglienti in modo che soprattutto gli stranieri possano scegliere le destinazioni dove si svolgono le gare di SE per le loro vacanze, Un valore di vero sviluppo economico per i territori italiani e per la nostra nazione che ha la possibilità di promuoversi attraverso la MTB ed il SE.

Come vedi lo spirito che muove il circuito SuperEnduro? Cosa lo differenza ad esempio dalle gare di cross-country o marathon, se si può fare una distinzione di disciplina?

Ritengo che oggi il SE rappresenti un modo per partecipare ad una competizione in MTB per il piacere di fare mountain bike. Nella piena e migliore accezione del termine. Chi fa mountain bike sa che cosa voglio dire. Sta alla capacità delle organizzazioni mantenere questo spirito e dare modo a tutti di potersi confrontare allo stesso tempo con i migliori rider del mondo. Ecco che cosa cercherei di mantenere sempre nel SE è di potere fare partecipare Nico Voiulloz e Mario Rossi nella stessa competizione. Vero è che la crescita della disciplina a livello sportivo porterà ad una evoluzione in gare di diverso livello e profilo.

La SuperEnduro richiede una preparazione fisica completa e grande tecnica in discesa, nel panorama Italiano hai già notato nuove leve che nei prossimi anni potranno dar filo da torcere ai grandi campioni di oggi?

Ce ne sono alcuni che hanno buone possibilità ma in generale credo che i giovani italiani siano un po troppo viziati. E’ una questione di cultura, i genitori italiani sono troppo protettivi e tendono a sopravvalutare i propri figli. Basta vedere che cosa sucede quando andiamo a correre all’estero. Inoltre in Italia mancano le strutture, sempre per cultura, per potere fare crescere le competenze tecniche.

Cosa ti gasa di più del tuo lavoro? E cosa meno?

La cosa che mi gasa di più sono i commenti dei rider a fine gara, le pacche sulle spalle, gli abbracci, i sorrisi. E’ come quando tra amici ci facciamo una bella giornata di riding in un posto pazzesco. La cosa che mi lascia male sono i commenti degli stupidi, di quelli che delle cose riescono solo a vedere la crosta ma non capiscono che cosa c’è dietro. Questo a volte mi ferisce.

Vivi immerso nel mondo delle biciclette, e con 4guimp.it ha un fitto catalogo, come sposi queste due attività? Ti rimane abbastanza tempo per entrambe ?

Come ti dicevo è la cosa più difficile da gestire, l’entusiasmo per l’organizzazione mi porta spesso a sbilanciarmi verso la cosa più divertente. Certo che tra un adempimento burocratico per l’azienda e scrivere ad un organizzatore o fare un sopralluogo mi viene da scegliere la seconda.

Quando e come è nata l’idea di SuperMountain? Ricordi esattamente la scintilla iniziale che ha portato a realizzare il progetto?

In Italia le DH marathon non sono mai riuscite ad esplodere, pur essendo un format davvero divertente, più discesistico del SE abbiamo pensato che grazie all’esperienza fatta nel Superenduro avremmo potuto fare provare a più persone il nostro tipo di organizzazione e spirito di evento. Con le Supermountain inoltre c’è la possibilità di fare partire più persone, un limite che a volte limita il SE. Ci siamo quindi detti che valeva la pena provarci. Non ti nascondo che il primo anno è stato al di sotto delle aspettative. Ritengo che i motivi siano diversi ma forse gli stessi per i quali le DH marathon non sono mai “esplose” in Italia come in Francia (PS: unico paese con la Svizzera dove si fanno grandi numeri in questo tipo di gare).

Partecipi all’organizzazione anche di altri eventi? Se non erro alla 24h di Finale eri presente. 

La 24H di Finale l’ho vista nascere quando lavoravo in Race Ware a Finale con Mauro Bertolotto. Ho tracciato insieme a Luca Chiericato il primo percorso e sono tuttora parte dello staff. E’ un evento unico in Italia in cui lo spirito é (anche li) l’essenza della MTB.

La cosa più divertente mai successa durante una gara?

Ci sono decine di episodi ma i più belli sono quali che si consumano nelle camere dello staff nelle notti in cui si lavora all’ordine di partenza o agli ultimi dettagli, è un continuo di scherzi e battute, tutte rigorosamente in Piemontese, La lingua ufficiale del SE, ma tra liguri, lombardi, veneti, laziali…insomma un macello che ti lascio sol immaginare!

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Abbiamo conosciuto te, ora ti va di dire come tu hai conosciuto noi?

Se non ricordo male, ci siamo conosciuti ad una 24H di Finale, da li ho iniziato a seguire il vostro blog e poi vi ho ritrovati al SE.

In realtà avrei voluto dire che vi ho conosciuti perché entrambi viviamo la MTB con lo stesso spirito e trasporto.

Come gia detto gestisci un negozio, cosa ne pensi dei grandi rivenditori online?

Più che un negozio, una distribuzione che vende a tanti negozi, anche on-line. Ritengo che Internet abbia cambiato il modo di fare commercio così come lo hanno cambiato molte altre innovazioni nel corso della storia. In realtà quella dell’acquisto on-line è solo una delle esperienze di acquisto che si possono fare al mondo, ce ne sono molte altre diverse e a loro modo uniche ed interessanti.

Che legame si instaura con la carovana della SuperEnduro (collaboratori e atleti) ?

Speravo che mi facessi questa domanda. Anche se ci sono sempre tante facce nuove ogni gara il rapporto che si instaura è di condivisione di quello che stiamo facendo. Noi da organizzatori i rider da rider. Non esisteremmo gli uni senza gli altri. E lo sappiamo entrambi (o quasi), questo è bellissimo. C’è un grande ritorno di calore ed affetto da moltissimi rider e famiglie, gente che ci ha aiutato a fare diventare il SE quello che è, gente che ci da consigli, idee, critiche, punti di vista, suggerimenti. Gente che ascoltiamo facendo tesoro di quello che ci dicono. Non li posso citare perché sono tantissimi. Ma loro lo sanno e sanno che il Superenduro sono anche loro.

Te la ricordi la tua prima bici?

GT Backwoods del 1985, telaio in acciaio, manubrio bulmoose, cambio Suntour a frizione con guarnitura Sugino, cerchi Araya, coperture Ritchey QUAD, manopole AME, sella Viscount. Ovviamente freno U-Brake basso al posteriore. Avevo tentato di upgradarla con lo Shimano SIS ma non ha funzionato. Ce la ho ancora e prima o poi mi ci vado  fare un giro! Grazie Wild Pigs, continuate a fare MTB come la fate e le nostre strade continueranno ad incrociarsi!

 

Ciao e ancora grazie Enrico, ricambiamo l’augurio, noi continueremo a seguirvi con molto interesse!

 

Amici cinghiali, vi saluto ricordandovi che il prossimo appuntamento è con Franco Monchiero, rimanete in ascolto.