[INTERVISTA] Quattro chiacchiere con AEKO

[INTERVISTA] Quattro chiacchiere con AEKO

Buongiorno cinghiali!

Ammetto l’ignoranza: conoscevo alcuni prodotti importati da colui di cui sto per parlarvi, ma non conoscevo il marchio.

Ma ora conosco lui e voglio farlo conoscere anche a voi 🙂

Lui Chi?

Paolo! Un simpatico telaista/artista/produttore/distributore che mi ha subito colpito: contattato via mail, mi da il suo numero di cellulare, iniziamo a parlare e trovo in lui una persona squisita trascinata dalla sua passione.7

Ora, come mio solito, da vero cinghiale lo contatto, poi faccio passare lustri per la vera e propria intervista… Ringrazio quindi Paolo per la sua pazienza e vi lascio alla nostra chiacchierata:

Partiamo chiedendoti chi è Paolo.

Sono nato a Milano nel 1959 e dopo gli studi ho cominciato a lavorare nel settore metalmeccanico per poi andare a lavorare in proprio.
Dal 2011 ho intrapreso l’avventura della bicicletta, “pedalare un sogno”, il mio, da condividere con gli altri. In fondo il mondo della bicicletta non mi era estraneo: mio papà correva negli anni ’50 al Vigorelli di Milano e mio zio Giuseppe era artigiano telaista e ciclista di Zeme, paese che definirei un atollo fra le risaie. La vita
lavorativa di mio zio è sempre stata dedicata alla bicicletta dalla costruzione dei telai alla riparazione con le toppe di forature e anche degli stivali dei contadini, non ha mai sottovalutato alcun aspetto costruttivo impegnandosi a costruire sia biciclette da corsa sia da passeggio.
Dopo la sua morte ho ereditato la sua attrezzatura per la costruzione dei telai. Attrezzi unici che si è costruito da se.
Come si costruisce il telaio e come si monta la bicicletta con tutte le sue componenti, però, ho dovuto impararlo da zero, e in questi anni, ormai tre, ho sviluppato le competenze tecniche e le conoscenze del mercato necessarie per operare in questo settore.

Ora passiamo alla seconda ovvia domanda: Chi è Aeko, come nasce e cosa significa.

Il nome Aeko è stato scelto per la facilità con cui può essere pronunciato e ricordato soprattutto nelle diverse lingue.
Come siamo nati può essere, invece, spiegato dal motto “pedalare un sogno” che riassume la mia filosofia nel costruire la singola bicicletta. Voglio soddisfare, con tutte le mie capacità, i desideri del cliente, non importa quali siano, senza pregiudizi. Il mezzo deve non solo appagare la tecnica e l’immagine finale che chi mi ha chiesto una bici si era prefigurate, ma anche avere un impatto visivo che emozioni e colpisca.
Tutto contribuisce al raggiungimento degli obiettivi miei e del cliente.

Cosa provi quando assembli un telaio? Meglio la parte di progettazione o quella di realizzazione?

Ideazione e realizzazione sono due fasi molto diverse ma entrambe concorrono alla realizzazione l’immagine finale che ho in mente. Potrei dire che nello sviluppo dell’idea c’è sempre l’entusiasmo per la strada nuova, per l’avvio di un processo che si spera porti lontano. E come per tutti nella realizzazione ci sono alti e bassi, momenti di entusiasmo e momenti di sconforto: non sempre il risultato è quello desiderato, succede di dover rifare tutto da capo, ma è la vita, ed è parte della scommessa quotidiana per riuscire a essere soddisfatto di quello che faccio.

Abbiamo visto che ti sei dato anche tu (anche) alle ciccione. Cosa ne pensi?

La Fat è un prodotto nuovo, è stata una sfida pensata e maturata in molte settimane e credo ormai vinta. Attendo i risultati e sono fiducioso.
Come per tutte le cose nuove occorre un po’ di tempo, ma i primi riscontri sono quelli che desideravo e immaginavo agli inizi di questo percorso non scevro da difficoltà: provare per credere e vedere di cosa di tratta!

Il movimento fisse in Italia? Una moda? In crescita o in calo? Cosa rappresenta per te una fissa?

Lo Scattofisso è un fenomeno che ha entusiasmato molti ed ha visto una forte crescita fino a poco tempo fa, ora è un tema meno attuale.
Tuttavia per chi pedala con la passione della fissa c’è la possibilità di costruire il suo modello proprio come un vestito su misura.

Al di la delle pure e nesessarie regole geometriche, per la realizzazione dei telai quanto incidono i consigli, le chiaccherate e le birre con gli amici?

Mi sento di affermare che la birra e gli amici servono a rilassarsi, per la realizzazione dei telai serve soprattutto il contributo di chi prova il mezzo e descrivere come si sente e cosa migliorare, un po’ come nelle auto tutti guidano, come per i vestiti, pedalano. E anche se pochi sanno dire cosa fare per migliorare e affinare il prodotto, tutti i consigli servono per creare una bicicletta “ad hoc”.

La crisi ha favorito/ sta favorendo il ritorno all’uso della bicicletta?

Sicuramente c’è una crescente attenzione, anche perché di solito le auto costano più delle biciclette, meno km in auto e più pedalate.
Spesso la bicicletta è acquistata per il costo e non per le prestazioni e la qualità dei componenti.

Noi cinghiali adoriamo il fango, cosa ne pensi tu della MTB?

Penso che nel nostro paese non ci sia ancora la spensieratezza e il divertimento che accompagna tutti i mountain bikers americani, e a me piace tantissimo ritrovarmi in mezzo alla natura pedalando nel fango a più non posso. Vorrei che fossero di più quelli cui piace la MTB.

Quando ti separi da un tuo telaio, e come se un figlio se ne andasse di casa o per te, rappresenta un momento di felicità?

Gioia! Sicuramente. Un telaio che lascia la mia officina viole dire che a qualcuno piace il mio lavoro, che vuole usarlo e divertirsi, io non faccio altro che permetterglielo. In fondo è la ragione del mio lavoro.

Grazie per il tempo dedicatoci e per la pazienza che hai avuto, vuoi dirci qualcosa prima di salutarci?

Presto avrò anche un mio sito di e-commerce: visitatelo ci saranno novità, e spero che con il mio aiuto possiate anche voi pedalare il vostro sogno.